STORIE SOVRAPPOSTE
- Andrea Pani
- 24 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 25 lug
Tutta la scorsa settimana, dal 14 al 20 luglio, Cuglieri ha ospitato i ragazzi e gli animatori dell’oratorio della nostra parrocchia per due Campiscuola dedicati, in modo particolare, a chi, nel cammino dell’iniziazione cristiana, si sta preparando alla celebrazione del Sacramento della Cresima. Ogni camposcuola ha una storia a sé e, pur avendo una certa esperienza a riguardo, non finisco di stupirmi e di convincermi dell’importanza di proposte di questo tipo, oggi più che mai. Aiutare i ragazzi a misurarsi con la concretezza della vita insieme a partire dal condividere gli spazi, prendersi cura degli ambienti e della casa, abbandonare le comodità e scoprire che per qualche giorno si può fare a meno dell’ossessione del cellulare e della play, trova riscontro nei racconti raccolti a fine camposcuola in cui la parola “amicizia” prende il sopravvento: è come se, bloccata la corsa della quotidianità e scoppiata la bolla della solitudine, si scoprisse la bellezza di stare con gli altri, di aprirsi a nuove conoscenze e di sperimentare la gioia di ritrovarsi anche solo per asciugare le posate o intraprendere potenti discussioni sui temi importanti della vita e della fede. Il camposcuola, infatti, offre la possibilità a catechisti ed animatori di proporre, in modo più sereno e disteso, attività e tematiche decisive nel cammino di crescita dei ragazzi e nel loro percorso di fede. Si scopre così che ognuno ha tantissimo da raccontare, tante esperienze da condividere, tante scoperte capaci di illuminare la vita e, perché no, di darne una svolta. I volti sorridenti, un po' assonnati, dei ragazzi, con ancora nel cuore la gioia per amicizie strette, per le camminate notturne a vedere le stelle, per le liturgie “straordinarie” capaci di accendere il desiderio di un incontro sincero e nuovo con il Signore, sono la ricompensa più importante che, affidata a noi adulti, chiede di essere custodita e valorizzata.
Ai loro volti, al rientro a casa, si sono prepotentemente sovrapposti i volti della sofferenza e della paura dei ragazzi di Gaza e dell’immane tragedia che, purtroppo nell’indifferenza di chi dovrebbe, si sta consumando nell’anno 2025.
All’Angelus di domenica 20 luglio il Papa ha chiamato per nome i tre cristiani morti nell’attacco alla parrocchia di Gaza – Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad, Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud – perché nei loro nomi sono presenti tutte le vittime della tragedia della Striscia.
Il cardinale Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, di rientro da Gaza dove ha presieduto la Messa nella chiesa colpita, definisce la politica di Netanyahu sulla Striscia «non giustificabile». E racconta le due immagini che si porta con sé: le «lunghe distese di tende dove la gente vive in condizioni di estrema precarietà e l’«ospedale» con «i bambini mutilati, accecati per le conseguenze dei bombardamenti».
È giunto il momento che anche noi facciamo qualcosa di concreto, intanto per essere consapevoli della crudeltà di ciò che sta succedendo ma anche per sensibilizzarci e sensibilizzare attivamente a riguardo. Ci pensiamo un pochino e poi partiamo. Intanto, e non è poco, preghiamo!

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