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EDIFICIO

...con la sua facciata, il suo portale accogliente

sulla scalinata e lo svettante campanile

IL PROGETTO INIZIALE

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Il progetto fu affidato all’ing. Ferdinando Spada.

Dal suo lavoro trasse ispirazione il nome della Parrocchia, suggerito dalla nuova SS 131, la Carlo Felice. Era l’arteria principale dell’intera rete viaria della Sardegna e, in un primo momento, si sarebbe dovuta immettere in città all’altezza di via Crespellani.

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Anche per questo si sognò una chiesa sormontata da una guglia,

con una grande statua di Maria, che, con le braccia aperte,

accogliesse e desse il benvenuto a chi arrivava.

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L'EDIFICIO

 

Il progettista pensò al pellegrino nel deserto che si affretta verso l’oasi per trovare ristoro: ideò una tenda, come quella dei nomadi nel deserto.

Una tenda grande, accogliente e comoda, che desse casa a tutta la comunità ecclesiale locale, presentata dal Vaticano II come pellegrina nel tempo, in cammino verso l’eterno.

Una tenda che richiamasse il popolo di Israele dell’Esodo, forse proprio quella del convegno, abitazione di Dio, davanti alla quale Mosè lo radunava durante il viaggio nel deserto verso la terra promessa.

 

Doveva presentare linee essenziali: una struttura solida ma leggera, a pianta poligonale, quasi a ricordare, negli angoli, i picchetti di ancoraggio della tenda al terreno. La abbellì con un ingresso a capanna, con porta rientrata, su un pronao fresco, invitante e accogliente.

Alla parte opposta, in direzione del presbiterio, elevò un campanile ottagonale, la cui cella campanaria ricorda un posto di vedetta militare.

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L'INTERNO

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Superata la cancellata in ferro battuto e la scalinata, attraversato l’atrio su cui si aprono tre portali, si varca la soglia.

Si è accolti in un vasto ambiente poligonale, dalla volta bombata che ricorda realmente, anche grazie alle costolature, una tenda. Lo pervade una luce diffusa, attenuata e resa mistica dalle vetrate istoriate.

 

Sulla parete frontale del presbiterio splende il mosaico della Madonna col Bambino, opera del pittore Angelo Manca di Villahermosa.

Al di sotto del mosaico, rialzati su alcuni gradini, sono posti l’altare, la sede per il celebrante in semplice legno scuro e l’ambone. Sulla destra, un grande crocifisso moderno in legno e sulla sinistra, posizionato sulla parete, il tabernacolo eucaristico.

 

Le vetrate istoriate con figure e simboli, le stazioni della Via Crucis e altri ornati, sono di gusto orientaleggiante e ricordano l’arte delle icone.

 

Nella chiesa il tutto è improntato alla massima sobrietà, essenzialità ed eleganza per dare l’impressione, a chi vi entra, di sperimentare la fresca pace di una tenda in un’oasi del deserto, dove, nel silenzio, può ascoltare la voce di Dio.

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Liberamente tratto da

Diocesi di Cagliari, Caralis Nostra, Annuario Diocesano, 1917, p. 65.

Piseddu A., Un luogo mistico ai margini della città, in Almanacco di Cagliari, 2013

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