Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
L’espressione lapidaria del Prologo di Giovanni non è come gli addobbi natalizi che tiriamo fuori dagli scatoloni nel mese di Dicembre. Accompagna la vita del cristiano in ogni istante e in ogni dove. Il Verbo: Papa Benedetto era solito tradurre con “Il Senso”. Dio, il Senso di tutto e che dà senso a tutto, la direzione buona e vera per tutti, si è donato a noi, si è fatto Parola comprensibile e vera rivolta a ciascuno, Volto amico.
Se siamo onesti con noi stessi, riconosciamo che il senso di tutto non possono essere solo gli obiettivi raggiunti o meno nel lavoro, il tirare a campare giorno dopo giorno, le cose che possediamo e nemmeno assecondare sempre nostro egoismo. Lo sperimentiamo di continuo: tutto passa! Basta poco e ciò per cui ti sei affannato scompare, svuotando completamente la vita. A dare un po' di senso in più, se ci riflettiamo un attimo, sono le persone con cui possiamo condividere, per cui possiamo essere significativi, su cui possiamo contare e che possono contare su di noi. Puoi avere tutto il benessere materiale e professionale, ma se non c’è nessuno che con te lo condivida, a cosa serve? Per questo motivo Dio, il Senso di tutto, non è racchiuso in un’idea irraggiungibile. Il Senso si fa carne, persona, fragile, bambino: si comunica con amore e per amore, si rivolge direttamente ad ogni uomo. Gesù è il Volto umano di Dio vicino a noi per farci stare nel Senso di tutto; amicizia, presenza, salvezza e tempo che da Senso alla nostra ricerca di significato. Anche le persone portano con sé la nostra stessa finitudine, fragilità, precarietà. Ognuno di noi è per sé e per gli altri “senso finito”. Tutto passa e tutti passiamo.
Pensiamo all’esperienza del lutto per una persona importante che ci lascia o alle lacerazioni negli affetti in famiglia e nell’amicizia: anche noi ci siamo ritrovati in qualche snodo difficile e per qualche perdita importante che ci ha fatto dire “senza di te nulla ha più senso”.
Gesù, nella tragedia di una vita che viene svuotata di senso, ci conduce al Senso che non finisce mai, all’Eterno Padre che non passa mai. In Lui noi non passiamo.
Ecco il Natale che poi declinato in altri termini ci riporta al cuore della fede cristiana, la Pasqua: la possibilità di rinascere/risorgere ininterrottamente in Dio anche quando la vita si svuota di cose, di persone, di senso umano e di motivi. Nella nostra carne fragile e finita, nella nostra libertà frantumabile e capace di tutto, anche del male più male possibile, Dio nel dono attuale di Cristo, nasce e rinasce per farci rimanere sempre di più nel Senso buono e vero che riempie d’eternità la vita.
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