KYRIE ELEISON!
- Andrea Pani
- 5 set
- Tempo di lettura: 3 min
Scusate se a partire da questo numero “monopolizzo” queste righe con riflessioni che hanno a che fare con il passaggio che, come parroco e comunità, stiamo vivendo. Vorrei partire da una personale, sincera e profonda richiesta di perdono. Ripensando infatti, e non solo oggi, alla mia presenza tra voi, ho ben chiaro un grande senso di limite e di debolezza che mi conduce ad affidare alla misericordia di Dio, e anche alla vostra, tutto ciò che di me, in parole, azioni e omissioni non è stato trasparente testimonianza del Vangelo. Tutti ci manifestiamo agli altri anche per i nostri tratti caratteriali, anche quelli più spigolosi, e tante volte alcune prese di posizione, intemperanze o anche silenzi possono consegnare paure, risentimenti, rigidità e anche immaturità. Se ripenso ai primi mesi tra voi, dall’ottobre 2010, ha prevalso in me l’iniziale diffidenza e paura ma anche la fatica a lasciarmi coinvolgere pienamente nella nuova avventura che mi era stata affidata. Sono sempre molto cauto nelle scelte e ho bisogno di un significativo percorso di tempo e di segni da decifrare per poi abbracciare una scelta, prendere una decisione, intraprendere un’iniziativa. Allo stesso tempo mi sono accorto che, soprattutto in alcuni frangenti, corro più degli altri e magari ho trasmesso l’impazienza per passi non fatti, scelte non maturate in tutti, iniziative non accolte con la necessaria attenzione. Ho ben chiare alcune situazioni in cui il mio atteggiamento ma soprattutto parole dette o non dette, decisioni prese o non prese, ritardi e trascuratezze possono aver creato scandalo, inciampo nella fede, nelle aspettative e nella vita di alcune persone: per alcune di esse mi è stata data l’occasione di recuperare e di chiedere scusa, in altre, invece, non c’è stata la possibilità di tornare indietro e di ricucire, recuperare e ricominciare. Questi aspetti, più di ogni altro, ritornano nella mente e nel cuore chiedendo, nella fede, un di più di preghiera e affidamento a Dio perché intanto bruci nel fuoco della sua Misericordia il mio peccato e la mia iniquità e perché costruisca Lui ciò che io ho distrutto, risani Lui ciò che da me è stato ferito, illumini Lui ciò che io ho oscurato. Ci capiamo bene perché ognuno ha la percezione del peccato, della caduta e di come basti davvero poco per lasciarsi suggestionare dal maligno. Rispetto alla responsabilità che da sacerdote e da parroco avverto come pastore di questa comunità non posso non chiedere scusa se in ambito pastorale, caritativo, per l’oratorio, nella cura delle persone e delle cose e tanto altro ancora, le scelte che ho portato avanti non si sono rivelate quelle giuste; chiedere anche scusa per aver trascurato per paura, per pigrizia o perché non incontravano la mia sensibilità, persone, ambiti ed iniziative; per la rigidità di fronte ad alcune richieste o proposte che, sicuramente, avrebbero giovato alla crescita della comunità. Una domanda che accompagna il mio esame di coscienza è forse molto infantile e semplice ma forse per questo, almeno per me, decisiva:
Oggi, in me e attraverso me, è passato Gesù? Come ho accolto la sua visita e come l’ho donato agli altri?
Papa Leone – finalmente! – ha aperto per noi sacerdoti un orizzonte di grande speranza:
Grazie per ciò che siete! Non siamo perfetti, ma siamo amici di Cristo, fratelli tra di noi e figli della sua tenera Madre Maria, e questo ci basta.
Le prossime settimane proporrò una parola che ancora non svelo: ci farà compagnia per un bel po' di tempo perché è quella, secondo me, più bella ed importante in questo tempo.

Scarica il file completo







Commenti