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IL CREATO CI CHIEDE IL CONTO


Ogni anno, la prima domenica di settembre, le comunità cristiane di ogni confessione celebrano la Giornata per la salvaguardia del creato: comprendiamo come non mai l’urgenza di custodire e preservare la natura dall’assurda manipolazione dell’uomo. In Sardegna ne sappiamo qualcosa: non da oggi ma oggi più che mai. Ci rendiamo conto di come i cambiamenti climatici, in buona parte causati dalla pervasiva azione dell’uomo, si riversino sulla nostra quotidianità, segnata in questi mesi da un’ insopportabile calura e dalla preoccupazione per il protrarsi della siccità.

Allo stesso tempo con la mobilitazione Pratobello 24 l’Isola sta facendo sentire la voce contro i nuovi progetti legati a produzione e accumulo di energia rinnovabile e il loro impatto sul territorio, sull’ambiente e sulle comunità. Il testo di legge di iniziativa popolare prevede la creazione di una mappa delle aree idonee per l’installazione di impianti rinnovabili, andando ad escludere zone ad alto valore paesaggistico, culturale e ambientale. Vengono citate anche soluzioni strategiche innovative, tra cui quelle basate sull’idrogeno, e la promozione delle comunità energetiche comunali, intercomunali, provinciali e regionali.

Come provoca sdegno e confusione il rischio che il territorio sardo finisca per essere stravolto, in modo indiscriminato, da pale eoliche e pannelli fotovoltaici, rende fieri e fiduciosi la crescente mobilitazione popolare attorno al tema e il moltiplicarsi di discussioni sulle improbabili conseguenze che la Sardegna dovrebbe subire.

Ma non posso non andare alla radice di tutto il problema come nuovamente ribadito da Papa Francesco nel Messaggio per la giornata del creato:


La terra è affidata all’uomo, ma resta di Dio. Pretendere di possedere e dominare la natura, manipolandola a proprio piacimento, è una forma di idolatria. È l’uomo prometeico, ubriaco del proprio potere tecnocratico che con arroganza mette la terra in una condizione "dis-graziata”, cioè priva della grazia di Dio. Ora, se la grazia di Dio è Gesù, morto e risorto, è vero quanto ha affermato Benedetto XVI: Non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore. (Lett. enc. Spe salvi, 26)

L’indebolimento della concezione di Dio e del riferimento alla trascendenza determina inevitabilmente l’indebolimento dell’identità e del destino dell’uomo, aperto all’Assoluto e chiamato a custodire con responsabilità tutto ciò che ha ricevuto dalle mani del Creatore. Per questo motivo, e per tanti altri, in nome del progresso e dell’arroganza, cresce la presunzione di essere padroni della natura, svincolati da ogni responsabilità e, anche nella porzione del nostro quartiere, non senza scrupolo, non ci si pone il problema di lasciare che la spazzatura disseminata un po' ovunque e furtivamente abbandonata da ignoti incivili, contribuisca a rovinare la bellezza della natura e a vanificare l’attenzione con cui la maggior parte dei cittadini cercano/cerchiamo di mantenere puliti ed accoglienti le strade e gli ambienti della nostra città.


 





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