Le trentaquattro lettere del titolo non sono altro che il numero di residenti del quartiere di Mulinu Becciu al 30 agosto 2024. Per una serie di motivi amministrativi e anche pastorali, infatti, ho fatto richiesta all’Ufficio Anagrafe del Comune di Cagliari del numero dei residenti delle vie e piazze della nostra parrocchia. In questi quasi 14 anni del mio servizio pastorale nella Madonna della Strada è cresciuta la percezione di una progressiva trasformazione del quartiere: i dati della Curia diocesana, nel 2010, si attestava su circa 7.000 residenti ma ben presto, negli anni successivi al censimento del 2011, già si scendeva a quota 6400. L’annuale benedizione pasquale delle case con uno sguardo un attimino più obiettivo sulla situazione, il vistoso divario tra il numero delle celebrazioni dei funerali rispetto a quelle dei battesimi, la diminuzione della partecipazione dei bambini e dei ragazzi al catechismo, unito al rischio chiusura avanzato tante volte dalle scuole rionali, hanno piano piano confermato anche tra noi la tendenza nazionale. Ad oggi siamo in 5.745 di cui 3.047 donne e 2.611 uomini, cui aggiungere anche 87 stranieri residenti. Numeri che raccontano di volti, di nomi, di storie e di quella quotidianità che, in un modo o nell’altro, costituisce il vissuto di ciascuno di noi. Come pastore di questa comunità parrocchiale, scrutando questo dato, non posso non far seguire una riflessione: probabilmente, esclusa la parentesi, abbastanza consistente, del tempo estivo, nelle celebrazioni domenicali della Messa arriviamo a 600 persone che si ritrovano nella nostra chiesa. A questo numero aggiungiamo anche coloro che, perché anziani o ammalati, non possono essere presenti e anche coloro che sono soliti frequentare altre realtà ecclesiali e quindi, per essere un po' generosi, ne aggiungiamo altre 200. E per gli altri…5000? Una riflessione che, quasi ce ne fosse la necessità, ha a che fare con la questione dell’annuncio del Vangelo e con il significato che nei nostri giorni e nel nostro concreto territorio assume una comunità parrocchiale. Per chi ha detto il suo “eccomi” ad essere pastore e custode della comunità cristiana secondo il cuore di Cristo, la chiamata è sempre quella che lancia non solo a mantenere l’unità della fede tra coloro che stanno dentro ma anche, e soprattutto, a farsi annuncio per chi, per vari motivi, si mostra indifferente, riluttante se non ostile alla proposta del Vangelo. Certo, nella nostra parrocchia stiamo percorrendo tante strade per mantenere vivo e significativo il dono della fede, anche in scenari particolarmente delicati come quello dei giovani e dei ragazzi, della carità e della presenza nelle vicissitudini liete o dolorose delle famiglie: ma, come sempre, il Signore ci spinge oltre, a crescere nel coraggio per raggiungere con sincerità e creatività nuove situazioni. Ci sono cuori, storie e volti del nostro quartiere che attendono di essere incontrati dal Signore e di essere coinvolti in un clima di fraternità e di accoglienza che permetta la risposta della fede. Concludo con una espressione di Papa Benedetto XVI del marzo 2008 e che considero pertinente e profetica anche per ciò che ci riguarda:
La secolarizzazione, che si presenta nelle culture come impostazione del mondo e dell’umanità senza riferimento alla Trascendenza, invade ogni aspetto della vita quotidiana e sviluppa una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c’è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui.
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