Tra il caldo e l’umidità rovente di questi giorni, mentre continua nel nostro oratorio l’infaticabile lavoro degli animatori con gli scatenati ragazzi dell’attività estiva, tra gli scenari sempre più inquietanti della guerra in Ucraina, Papa Francesco ha consegnato alla chiesa intera una significativa lettera apostolica “Desiderio desideravi” sulla formazione liturgica del popolo di Dio.
Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione Lc 22,15
Più volte e in più occasioni ho sottolineato come proprio la celebrazione dell’Eucarestia e come la comunità partecipa alla preghiera descrivono tanto del clima, della fede e della fraternità di una parrocchia. Parafrasando una celebre espressione, mi viene spesso da dire “Dimmi come celebri e ti dirò che parrocchia sei!”: infatti, senza paura di essere smentito ma anche senza estremizzare troppo, partecipare alla Messa in una parrocchia è molto indicativo di che aria tira in quella comunità. A proposito…osservando le nostre celebrazioni, che aria sembra tirare nella nostra parrocchia? Papa Francesco nella sua lettera, che invito tutti a leggere, ci invita a riconoscere come
…prima della nostra risposta al suo invito – molto prima – c’è il desiderio di Dio di noi: possiamo anche non esserne consapevoli, ma ogni volta che andiamo a Messa la ragione prima è perché siamo attratti dal suo desiderio di noi.
Ecco perché la Liturgia ci garantisce la possibilità dell’incontro con Cristo vivo. Nella celebrazione ritroviamo, perciò, tutte le parole, i gesti e il senso per entrare dentro il Primo annuncio che ha cambiato la nostra vita orientandola verso Cristo: il sacrificio di sé sulla croce e la sua resurrezione alle quali partecipiamo accostandoci alla mensa della Parola e dell’Eucarestia. Ogni Messa, se varchiamo la soglia della chiesa con nel cuore il desiderio dell’Incontro e lo stupore, privo di parole, per ciò che il Signore fa e suscita nella nostra vita, in quel preciso momento della nostra vita, è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per essere sostenuti nella fede ed incoraggiati ad intraprendere il cammino della vita in tutte le sue alterne vicende. Ma non solo: liturgia e esistenza quotidiana stabiliscono una circolarità perfetta e feconda. Il sacrificio di Cristo che si celebra nella Messa deve diventare principio di azione a lavoro, in famiglia, nel tempo libero e in ogni ambito la nostra vita si incontri con altre persone e nuove situazioni. Don Tonino Bello scriveva negli anni novanta:
La nostra credibilità di cristiani non ce la giochiamo in base alle genuflessioni davanti all’ostensorio, ma in base all’attenzione che sapremo porre al "corpo e al sangue" di Cristo trovato e riconosciuto in quello dei giovani drogati, degli sfrattati, dei disoccupati e di tutti i diseredati.
In altri termini, aggiungeva, quella credibilità sarà tanto più forte, quanto più sapremo "scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, del bisogno, della sofferenza, della solitudine". Ci saranno altre occasioni per approfondire questa tematica ed aiutarci ad esprimere sinceramente nella partecipazione alla celebrazione lo stupore e la gioia dell’Incontro con Cristo vivo e per attingere proprio dalla Parola di Dio e dall’Eucarestia la forza e l’ispirazione necessarie per la nostra testimonianza nella carità.
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Che belle parole...