L’Avvento svela il senso della storia. Il nostro Dio, in Cristo, si rivela nelle realtà create ma soprattutto si rivela e abita con gli uomini, scrivendo la sua storia con quella umana. È il Dio della storia perché ne è l’autore e il compimento. La storia è il luogo dove l’Onnipotente si manifesta, ama, perdona, cerca l’uomo creato dalle sue mani, salva, libera. Il tempo che tende alla pienezza è il tempo della condivisione di Dio con la nostra umanità perché l’umanità partecipi alla vita divina, destino definitivo di tutto e di tutti. Avvento è un tempo di pellegrini in cammino: tutto si fa più vicino, Dio in viene verso di noi, ognuno si accoda a questa carovana di nomadi cercatori di stelle, la terra che si fa prossima e cerca pace. Pace in terra, canteranno gli angeli, affascinando la notte di Betlemme. E sappiamo, sempre più e sempre meglio, che significa far pace con madre terra, depredata, devastata, avvelenata, in guerra.
Il significato dell’espressione avvento comprende quindi anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente visita; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal fare. Non è forse vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci travolgono. L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. È un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un diario interiore di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! L’Avvento ci invita e ci stimola a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come visita, come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione? Benedetto XVI, 28 novembre 2009
È il tempo in cui con naturalezza si coglie l’intimo legame tra la Madre e il Figlio, tra Maria e l’umanità, tra Maria e la Chiesa. Maria crede alle promesse divine, accoglie la Parola nel suo cuore e diviene madre di Dio secondo la carne. Così la Chiesa nel suo farsi storico. Maria è l’icona perfetta dei credenti che attendono il compimento delle promesse, che accolgono la Parola e la concepiscono in loro facendola divenire la loro storia.
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