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GRAZIE /6 - EVANGELII GAUDIUM!

La gratitudine che sto cercando di esprimere attraverso le pagine della Comunità in cammino e che molto sommariamente prova ad entrare in ambiti, iniziative, tempi e soprattutto persone dedite al Vangelo e sinceramente legate alla parrocchia, approda ai catechisti: con tanti di loro in questi 15 anni abbiamo ininterrottamente condiviso la missione “quasi impossibile” di far si che “la gioia del Vangelo” giungesse autenticamente nella vita di tantissimi bambini, ragazzi, adolescenti e delle loro famiglie. Un gruppo eterogeneo di una ventina di credenti che con generosità, tanta passione e altrettanta pazienza, gratuitamente, sono testimoni del Vangelo del Signore tra i più piccoli e i ragazzi. Mamme, papà, giovani, studenti, nonni che, alla luce della loro importante esperienza di fede nella comunità parrocchiale, hanno accolto la chiamata a trasmettere la gioia dell’amicizia con Cristo e la bellezza di condividere nella Chiesa il legame che si crea tra coloro che si scoprono fratelli e sorelle in Lui. Oggi più che mai, insieme ad altri delicati ambiti educativi, quella del catechista è una missione che richiede requisiti e formazione a tutti i livelli: maturità umana, equilibrio affettivo, umile e profonda adesione a Cristo, intensa vita spirituale, armonia tra la fede professata e le scelte di vita, appartenenza sincera e assidua alla vita della parrocchia, capacità comunicativa e nella gestione delle dinamiche di gruppo. Posso assicurare che il nostro gruppo di catechisti, anche nel percorso personale di ciascuno, ha tenuto viva la preoccupazione a non trascurare nessuno di questi aspetti, avvertendo un particolare senso di responsabilità e una spiccata passione educativa, in dialogo con i genitori dei ragazzi e dentro le trame della vita parrocchiale. Ai catechisti la mia super-gratitudine: per un sacerdote impegnato in parrocchia, quella della catechesi è un’attenzione decisiva e, se vissuta con entusiasmo, diventa ricca di possibilità, di creatività e di occasioni di incontro. In questi anni, con i catechisti, ci siamo incontrati innumerevoli volte per crescere nella fede e nella sensibilità educativa ma anche per metterci in gioco su come proporre ai ragazzi il Vangelo e la bellezza della fede: con intuizioni che hanno fatto strada, errori e fallimenti, rischi e tentativi. Sempre con il sincero intento di fare la nostra parte perché nel percorso degli incontri, nelle celebrazioni, nelle proposte anche a livello di gioco e nel richiamo alla carità, il Signore potesse incontrare e incrociare la libertà di ogni ragazzo e posare su ciascuno il suo sguardo di misericordia. Proprio per questo ai catechisti devo anche chiedere un di più di perdono per la mia insistenza a riguardo.

Dal maggio 2013 l’allora arcivescovo di Cagliari mons. Arrigo Miglio, oggi cardinale, mi ha chiesto di occuparmi dell’Ufficio catechistico diocesano: un servizio delicato e complesso per la formazione dei catechisti dell’intera diocesi e per il coordinamento dei vari ambiti che riguardano soprattutto l’iniziazione cristiana. Un servizio che mi portato tantissime volte fuori dalla parrocchia per incontrare i catechisti nelle parrocchie della diocesi o per altre riunioni inerenti la tematica. Di questo voglio ringraziare la parrocchia: perché avete compreso l’importanza di questo ulteriore servizio anche nelle circostanze in cui per impegni ad esso legati dovevo essere assente. Pensare ai catechisti mi conduce ad un altro “grazie”: ai genitori dei bambini e dei ragazzi, ma anche degli adolescenti e dei giovani, che in questi anni hanno affidato alla nostra parrocchia i loro figli: con molti genitori è stato possibile attivare una bella e serena condivisione, amicizia e collaborazione, in altri casi il percorso è stato un attimino più faticoso e in pochissimi casi il contatto…non è pervenuto.

Ho potuto toccare con mano la bellezza di cammini di fede che piccoli e adulti hanno scoperto, iniziato, continuato o riscoperto proprio a contatto con i catechisti, in occasione delle celebrazioni dei Sacramenti o in quel semplice contatto che si è acceso nelle famose “merende” o nelle castagnate in oratorio dopo la Messa.


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Negli spazi dove si svolgono le attività della catechesi e dell’oratorio, hanno trovato accoglienza, in questi anni, delle belle realtà di volontariato ed impegno che vorrei ringraziare. Prima di tutto i “Genitori tosti” diventati poi negli anni “Mondi paralleli”: una colorata, divertente, esuberante e gioiosa combriccola in cui qualcuno si prende cura di qualche altro e qualche altro si prende cura di qualcuno. Insomma, il martedì e il giovedì pomeriggio in oratorio ci si imbatteva nei suoni, profumi e nelle miriadi di attività con il solo obiettivo di dare un po' di tempo di serenità a persone con disabilità, a genitori e anche ai volontari. Entrare in quella stanza anche solo per un saluto mi ha sempre contagiato allegria e tanta emozione. In tarda serata, invece, in quelle sale risuonavano le voci impostate e roboanti degli amici di “Insieme per”, una compagnia teatrale di appassionati che negli anni hanno rallegrato qualche pomeriggio parrocchiale con le loro “pieces”. Tanta gratitudine anche per loro: le prime edizioni del Presepe parrocchiale li hanno visto notturni protagonisti di incollamenti impossibili, fiumi e laghi straripanti, carta pesta e mattoncini in abbondanza. La mattina, invece, e qualche pomeriggio, è il turno del gruppo dello “Yoga”: qualche volta mi dimenticavo che è una disciplina che chiede silenzio e il mio ingresso in oratorio era un po' caotico. Grazie perché anche nella semplicità di un sorriso e di un saluto è arrivata la serenità di quel tempo vissuto tra i nostri ambienti. Non continuativamente ma spesso, abbiamo ospitato anche l’associazione Maramao che si occupa della diffusione della Cultura del Sorriso e della promozione della Clown terapia come strumento essenziale di cura portando divertimento, amicizia e gioia negli ospedali. Per l’amicizia e la collaborazione che abbiamo costruito devo davvero ringraziare: solo vederli ed immaginarli mentre entrano nelle stanze di ospedale per portare un sorriso ai piccoli più sofferenti, diventa subito gratitudine, ammirazione e anche desiderio di poterli affiancare nella loro preziosa missione.


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