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GRAZIE /2 - CHARITAS URGET NOS!

Aggiornamento: 20 set

È la carità di Cristo che ci spinge.  (2 Cor 5,14)

La seconda puntata del “Grazie” che desidero condividere con la Parrocchia in questo ultimo tratto di strada insieme, è dedicata a tutte le persone che con il dono di sé, del loro tempo, della loro energia e creatività, hanno dato volto, mani e concretezza alla Carità di Cristo, rispondendo a solitudini, povertà, drammi e sofferenze emerse in questi anni nel nostro quartiere. Fin dai primi passi della parrocchia a Mulinu Becciu, a metà anni ’70, un nutrito gruppo, legato al Volontariato Vincenziano, cominciò a prendersi cura e ad assistere numerose famiglie che già versavano in situazione di povertà. La loro, per decenni, è stata una risposta puntuale, generosa ed eroica alle richieste che anche oltre i confini del quartiere arrivavano da più parti. Mi accorsi, fin dall’inizio della mia presenza tra voi, che forse questo non bastava: anche perché il gruppo delle volontarie cresceva in età ma si assottigliava di numero e, soprattutto, chi beneficiava della loro fatica erano per lo più persone provenienti da ogni dove e che non avevano riferimento diretto con il nostro territorio. Immediatamente dopo il Natale 2010, un buon gruppo di volenterosi accolse l’invito a partecipare ad un percorso di formazione per la costituzione di un Centro d’ascolto della Caritas diocesana. Il passo per l’apertura e la costituzione di questo spazio necessario e decisivo anche tra le mura della nostra parrocchia è stato breve: infatti l’11 giugno 2011, festa di sant’Antonio di Padova, abbiamo dato inizio all’attività del Centro d’ascolto della Caritas parrocchiale dedicato a Madre Teresa di Calcutta. Diversi volontari, nel tempo, si sono avvicendati nell’ascolto delle concrete situazioni di povertà e disagio provenienti dal quartiere e ancora oggi possiamo contare sulla dedizione del diacono Luigi, di Giusy, Margherita, Anna, Raffaella, Edda e Rosanna, alcuni tra i più longevi nel servizio. Contestualmente, recuperando il garage della casa parrocchiale che era in condizioni di abbandono, dopo l’emergenza legata ai migranti, si è pensato di attrezzare uno spazio per la raccolta e la distribuzione di indumenti, scarpe, farmaci e successivamente anche di alimenti, con lo scopo di offrire un servizio significativo alle persone del quartiere. In quello spazio si ripete il miracolo del donare che incontra il sorriso e la gratitudine di chi accoglie il dono: in quel viavai, ancora oggi, c’è il segno di una carità che si fa speranza. So per certo di tanti volontari che, dedicando un pochino del tempo della settimana a quel servizio, hanno ritrovato fiducia e speranza, insieme ad una rete di amicizia che, soprattutto in alcuni frangenti, diventa salvezza. Con il suo tratto caratteriale e le sue sensibilità, ogni volontario vive la consapevolezza che con il suo impegno sta aiutando qualcuno a vivere meglio e a sentirsi accolto e voluto bene. Sicuramente, nel tentativo di scrivere i nomi delle decine di volontari che in questi anni hanno dato volto alla carità, rischierei di dimenticarne diversi: se vi siete avvicinati o per donare o per ricevere conoscete bene il loro volto, portando impresso in voi il loro sorriso! Io, con molta ammirazione, esprimo sinceramente la mia gratitudine e consegno a ciascuno di loro la certezza che sono sempre edificato dalla loro testimonianza e dalla loro dedizione così generosa. Come dimenticare, poi, i famosi “sabato” mattina quando, fino al Covid, con uno sgangherato furgongino, si andava al Mercato ortofrutticolo per poi distribuire a tante famiglie un po' di verdura e frutta fresca rimediata dalla generosità di qualcuno: tanti ragazzi e giovani, insieme ai volontari della Caritas parrocchiale, hanno avuto la possibilità di sentirsi utili e di fare qualcosa di concreto per gli altri.


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Un altro prezioso e irrinunciabile dono di carità e segno di speranza è quello dei Ministri straordinari della Comunione che ogni settimana portano ai malati il dono dell’Eucarestia. Un nutrito gruppo di uomini e di donne che hanno accolto l’invito per questo indispensabile e delicato servizio. In effetti tutti i venerdì, giorno in cui la maggior parte di loro si reca in casa degli ammalati, nel nostro quartiere assistiamo a tante silenziose ed invisibili piccole processioni eucaristiche: il Signore, dal tabernacolo della nostra chiesa percorre le strade del quartiere, entra nelle case di tanti di noi, custodito nelle loro mani. Cammina tra noi grazie ai loro passi. Con il Signore, ognuno di loro porta la presenza della comunità parrocchiale nelle case e per un’ottantina di persone il tempo trascorso con i ministri straordinari è tempo di dialogo, di condivisione e di conforto. In tantissimi non smettono mai di ringraziare per il dono del Signore nell’Eucarestia che varca la soglia della loro casa: un incontro di cui non si può fare a meno e quindi “necessario”. Rimangono impresse indelebilmente le Messe che con don Antonio, accompagnati dai ministri straordinari della Comunione, abbiamo celebrato nelle case dei malati e degli anziani del quartiere.  Ma anche le visite con cui periodicamente, io e don Antonio, abbiamo portato il conforto della Confessione e un tempo di ascolto e di racconto. Custodisco come un dono preziosissimo la testimonianza di fede e la serena fiducia di tanti malati e anziani incontrati nelle loro case, come anche la premura di coloro che con pazienza e tenerezza se ne prendono cura. Vorrei chiedere scusa a tutti i malati se le mie visite nelle loro case non sono state frequenti e costanti come avrebbero meritato e desiderato e come io stesso avrei desiderato. In sinergia tra Caritas e Ministri della Comunione, ogni anno abbiamo organizzato la Festa dei malati e degli anziani: indimenticabili le celebrazioni con il Sacramento dell’Unzione degli infermi e a seguire la festa nel salone.


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