In questi anni, con la preziosa supervisione del Consiglio parrocchiale per gli Affari economici, abbiamo concentrato le energie e le risorse economiche, artistiche e non solo, per mettere in sicurezza e impreziosire esteticamente, e secondo le norme liturgiche, la nostra chiesa parrocchiale: chi entra avverte un senso di accoglienza, di serenità e di invito alla preghiera. Avverte, se non è distratto, un significativo “senso di Dio”, e non è poca cosa! Anche l’intero stabile della parrocchia, soprattutto l’oratorio e la zona dei giardini, non sono stati trascurati: lavori legati all’usura dei materiali, nuova destinazione d’uso e interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, provvidenzialmente gestiti con lungimirante accortezza. Come nelle nostre famiglie! La collaborazione con l’MSP, confluita nella costruzione dei nuovi campi di padel, ha sicuramente riqualificato un’area finora abbandonata e inutilizzata: anche i questo senso ci sono nuovi ed interessanti progetti, a beneficio della parrocchia e soprattutto dei ragazzi e dei giovani, e che a breve speriamo di poter rendere operativi. Nel frattempo, non senza difficoltà, abbiamo messo mano alle procedure per le visure catastali: un passaggio dispendioso ma obbligato, dopo quasi 50 anni, per mettere a norma la proprietà territoriale ed abitativa in cui insiste la parrocchia, anche in previsione dei progetti in cantiere.
L’attenzione di queste settimane è dedicata alla casa canonica: una delle prime cose che mi colpì, arrivando tra voi 11 anni fa, furono proprio le dimensioni dei locali dedicati alla casa del parroco che, nelle intenzioni di don Gianni Manca, doveva avere la destinazione di “casa del clero”. Un edificio con tanti spazi che, a parte la zona del piano terra dedicata all’abitazione del parroco e del vice parroco, risultava per lo più disabitata con tutto ciò che questo provoca negli anni. La prima svolta, del 2011, fu quella di adibire il garage sotterraneo a magazzino per la carità: inizialmente per i migranti legati al progetto Sicomoro e dopo qualche mese per la raccolta e la distribuzione di indumenti e alimenti della Caritas parrocchiale costituitasi in quel frangente. Da lì a poco, la prima accoglienza di ragazzi migranti, sempre totalmente gratuita e senza finanziamenti di nessun tipo, nel piano superiore della casa parrocchiale: iniziammo con Tirta e Santos, giovani nepalesi che hanno realizzato in parrocchia la loro richiesta di diventare cristiani, poi Idris, Valentin, Makt e Davis. Giovani che abbiamo accolto sinceramente, con cui si è creato un significativo rapporto di amicizia, che abbiamo imparato a stimare e che abbiamo aiutato nell’integrazione: a tutti abbiamo dato la possibilità della patente di guida e di intraprendere un iniziale percorso di studi. Il tutto con il necessario ed inevitabile equilibrio, sempre da registrare, tra culture che si incontrano e che non immediatamente si integrano. Ora è necessario intervenire per dare una configurazione nuova alla casa parrocchiale: la scala d’accesso ha bisogno di una copertura e di urgenti lavori a causa delle infiltrazioni d’acqua piovana, le stanze del piano superiore saranno rivisitate, risistemate e rese accoglienti e anche il primo piano, con qualche accorgimento, sarà reso più abitabile. La destinazione della casa canonica rimane quella di abitazione del parroco ma anche casa accogliente per sacerdoti e seminaristi, come già sta avvenendo: oltre i viceparroci, sono stati diversi i sacerdoti che per vacanze, studi a Cagliari o aiuto in parrocchia, hanno soggiornato e tuttora soggiornano in casa canonica. Il sogno è quello di poter dedicare qualche spazio alle famiglie di bambini o pazienti ricoverati negli ospedali della città e provenienti da zone della Sardegna non raggiungibili in giornata: infatti, tante volte mi è stato chiesto di strutture dedicate a questa emergenza. Potrebbe essere anche questa un’occasione in cui, con semplicità e creatività, ci possiamo prendere cura di fratelli e sorelle che diversamente non saprebbe come fare.
Scarica il file completo
Comments