Abbiamo accompagnato nella preghiera e con gratitudine, il passaggio del Papa emerito, Benedetto, verso il suo abbraccio con Colui che in tutta la sua vita ha amato, servito, cercato e annunciato: il Signore Gesù! È proprio la centralità di Cristo nella vita che attraversa tutta la ricerca e l’insegnamento di Papa Benedetto e che, a qualche giorno dalla sua scomparsa, diventa eredità da raccogliere per rimanere saldi nella fede. Anche nella mia predicazione facilmente faccio ricorso, nella preparazione delle omelie e degli incontri, alle pagine di papa Benedetto: davvero una miniera inesauribile per trovare ispirazione ma anche un antidoto contro il rischio della banalità, dello scontato e quindi di ciò che non tocca il cuore e la mente.
Non crediamo in qualcosa ma in un Tu che è Persona”, ebbe a dire molto prima di diventare pontefice. C’è un rapporto vero e reale che Dio intesse con noi e che sollecita la nostra responsabilità e la nostra adesione. “Io credo in Dio”, diciamo come Abramo: “Mi fido di Te; mi affido a Te, Signore”, ma non come a Qualcuno a cui ricorrere solo nei momenti di difficoltà o a cui dedicare qualche momento della giornata o della settimana. Dire “Io credo in Dio” significa fondare su di Lui la mia vita, lasciare che la sua Parola la orienti ogni giorno, nelle scelte concrete, senza paura di perdere qualcosa di me stesso. Quando, nel Rito del Battesimo, per tre volte viene richiesto: “Credete?” in Dio, in Gesù Cristo, nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica e le altre verità di fede, la triplice risposta è al singolare: “Credo”, perché è la mia esistenza personale che deve ricevere una svolta con il dono della fede, è la mia esistenza che deve cambiare, convertirsi. Udienza, 23 gennaio 2013
Un altro passo che vorrei affidare alla nostra comunità parrocchiale, verso il cinquantesimo di fondazione, proprio perché al di là del “festeggiare” ci sia in tutti una svolta importante e significativa nel cammino di fede personale e condiviso, lo estrapolo da un’intervista di Benedetto XVI, ormai papa emerito, realizzata dal gesuita belga Jacques Servais nell’ottobre del 2015:
Per un verso la fede è un contatto profondamente personale con Dio, che mi tocca nel mio tessuto più intimo e mi mette di fronte al Dio vivente in assoluta immediatezza in modo cioè che io possa parlargli, amarlo ed entrare in comunione con lui. Ma al tempo stesso questa realtà massimamente personale ha inseparabilmente a che fare con la comunità: fa parte dell’essenza della fede il fatto di introdurmi nel noi dei figli di Dio, nella comunità peregrinante dei fratelli e delle sorelle. La fede deriva dall’ascolto (fides ex auditu), ci insegna san Paolo. L’ascolto a sua volta implica sempre un partner. La fede non è un prodotto della riflessione e neppure un cercare di penetrare nelle profondità del mio essere. Entrambe le cose possono essere presenti, ma esse restano insufficienti senza l’ascolto mediante il quale Dio dal di fuori, a partire da una storia da Lui stesso creata, mi interpella. Perché io possa credere ho bisogno di testimoni che hanno incontrato Dio e me lo rendono accessibile. La Chiesa non si è fatta da sé, essa è stata creata da Dio e viene continuamente formata da Lui.
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