top of page

RIFLESSIONI ALLA DON CAMILLO


Ci sono poche cose certe nella vita e tra queste c’è la scena che si presenta nelle nostre parrocchie, compresa la nostra, all’indomani della conclusione dell’anno catechistico e che ogni 365 giorni è sempre la stessa: i pochi volti di bambini e ragazzi, e anche delle loro famiglie, che nelle precedenti domeniche hanno colorato e abitato la Messa domenicale. Complici la stanchezza, il tempo decisamente estivo, la fine dell’anno scolastico, le miriadi di iniziative sportive, gastronomiche e culturali disseminate per la Sardegna e tanto altro, questa è la situazione. Inutile dire che, ben consapevoli di tutte le scusanti e la comprensione per tutte le motivazioni che preoccupano ogni famiglia, questo vuoto così repentino e massiccio è un importante scossone capace di far affiorare domande, senso di inadeguatezza, percezione di fallimento e tanto altro. Il problema, tanto per chiarire, non è certamente l’assenza di bambini e ragazzi per la Messa domenicale della nostra parrocchia ma la domanda va oltre: saranno andati, ovunque si trovino, a Messa? La preoccupazione fondamentale, infatti, è secondo me la significatività che in ogni cristiano, di ogni età, assume e riveste l’incontro con il Signore nell’Eucarestia “fonte e culmine” della vita cristiana. Oppure tutto è riferito, come nella scuola, a scadenze, incontri di calendario, “si deve andare o non si deve andare a Messa…?”


Così Papa Leone incontrando il dicastero per la Nuova evangelizzazione:


Una sempre più diffusa privatizzazione della fede impedisce spesso a questi fratelli e sorelle di conoscere la ricchezza e i doni della Chiesa, luogo di grazia, di fraternità e d’amore!  Tanti genitori, nell’educazione alla fede dei figli, necessitano di comunità che li sostengano nel creare le condizioni affinché questi possano incontrare Gesù, luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio stesso.

La frase che segue, poi, è bene che la imprima profondamente nel mio cuore di pastore di questa comunità parrocchiale:


La fede è anzitutto risposta a uno sguardo d’amore, e il più grande errore che possiamo fare come cristiani è, secondo le parole di Sant’Agostino, "pretendere di far consistere la grazia di Cristo nel suo esempio e non nel dono della sua persona" (Contra Iulianum opus imperfectum, II, 146). Quante volte, in un passato forse non molto lontano, ci siamo dimenticati di questa verità e abbiamo presentato la vita cristiana principalmente come un insieme di precetti da rispettare, sostituendo all’esperienza meravigliosa dell’incontro con Gesù, Dio che si dona a noi, una religione moralistica, pesante, poco attraente e, per certi versi, irrealizzabile nella concretezza del quotidiano.

Incasso e vado avanti. Quattro a zero (i più spietati ricorderebbero un recente cinque a zero di nerazzurra memoria) e palla al centro.







Il file completo è in arrivo...

Comments


bottom of page