Capita spesso che, nella nostra Parrocchia, la celebrazione della Prima Comunione coincida con la Festa della Mamma: un incontro un po' cercato e voluto proprio per dare ai ragazzi che per la prima volta si accostano all’Eucarestia il riferimento a Maria, la madre di tutti, e consegnare la gioia di un indimenticabile giorno a chi ogni ragazzo ha fatto crescere e custodito dal primo nanosecondo di vita già nel suo grembo. In queste settimane si sono rincorse le notizie di mamme che, fatto nascere il loro figlio, impossibilitate per svariati motivi a tenerlo con loro, lo hanno affidato ad un ospedale o ad una “culla della vita”, perché la sua crescita e sviluppo. La “culla della vita” permette di accogliere in totale sicurezza un bimbo che i suoi genitori non possono purtroppo tenere con sé. È una decisione drammatica, ma la culla consente di affidare il piccolo a una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l'assoluto anonimato per i genitori. Un riferimento che prova a smorzare la tristezza per i dati sulla denatalità nel nostro Paese: per la prima volta dall’unità d’Italia, nel 2022 i nati sono scesi sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Questi numeri sono dovuti in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli e dall’altra all’invecchiamento della popolazione femminile in età feconda e alla reale diminuzione dei livelli riproduttivi. Nella domenica della mamma l’intera società si sofferma con gratitudine a contemplare il dono della maternità. Perché ognuno ha una mamma (il presente ha senso, perché nulla può portarci via lo stupore di essere stati custoditi per 9 mesi nel grembo di una donna), qualcuna è mamma, altre vorrebbero o si preparano ad esserlo.
Nella foto scelta, un particolare dell’opera di Raffaele Borella, Le Madri, con un intenso confronto tra generazioni materne diverse. L’opera afferma come una mamma è mamma per sempre: una madre dai capelli canuti bacia dolcemente la figlia seduta, anch’ella madre. L’opera è stata realizzata nel 1918 e osservando le due madri emergono le fatiche dell’essere donna e madre nel XX secolo. Il pensiero della “mamma” fa nascere spontaneamente in me un “grazie” infinito che contiene tutte le parole più belle possibili e con esse custodisce gesti, sacrifici, notti insonni, tenerezze e preoccupazioni, speranze e complicità che legano indissolubilmente la storia di un figlio alla propria mamma. Un “Grazie” che è per mia mamma e che ho imparato a rivolgere ad ogni mamma. E penso anche ai i figli e le figlie che custodiscono nel cuore la nostalgia per la propria mamma già in cielo e a quelli che, volontariamente e crudelmente, in precoce età, hanno smesso di pensare, di cercare e di fare visita alla loro mamma, lasciandola in un dolore che non ha pari sulla faccia della terra:
Una donna che mette al mondo un figlio è speranza Papa Francesco
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