Sarà un fine settimana scoppiettante e storico: la data della fondazione della nostra parrocchia, il 12 febbraio 1973, ci chiama tutti ad essere protagonisti e partecipi nella gratitudine e nella festa. Il libro, edito per questa circostanza, ci sta immergendo nei ricordi, negli eventi e soprattutto nelle persone di ieri e di oggi ma soprattutto ci aiuta a seguire quel filo d’oro con cui il Signore ha seminato, fatto crescere ed accompagnato questo indescrivibile pezzo di storia. Le bandierine, con il loro potere di richiamare l’attenzione anche dei più distratti, ci danno il senso lieto e gioioso di questa importante ricorrenza. Penso, allo stesso tempo, sia importante non distrarci dalla realtà che ci circonda, anche in situazioni come questa: mi ha fatto riflettere, ad esempio, durante le celebrazioni di due funerali, in questa settimana in parrocchia, lo stridente accostamento tra i colori delle bandierine e il mesto e triste ingresso in chiesa delle persone in lacrime. Davvero ci abita sempre questa altalena tra la gioia di festeggiare e la consapevolezza che comunque le prove e le sofferenze, nostre e altrui, hanno le loro date e non si fanno fermare da nessuna lecita e sacrosanta ricorrenza. Anche nel quartiere, tante persone che vorrebbero, non potranno festeggiare con noi a causa della malattia, di improvvise prove e tribolazioni personali e familiari che li hanno travolti. È importante sentirci vicini a queste situazioni: farle risuonare nella preghiera e, per ciò che possiamo, nella concreta fraternità. In più, siamo stati raggiunti in questi giorni, dalle tragiche immagini del terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria, con numeri di un’ecatombe impressionante. Siria, per noi, vuol dire Aleppo: una città, una comunità parrocchiale, quella di san Francesco, un nome, quello di Padre Ibrahim, per anni a noi familiari e profondamente cari. Devo riconoscere che, da che si è attenuata nel 2019 la furia della guerra e dallo scoppio del conflitto in Ucraina, anche personalmente ho un po' trascurato l’attenzione per Aleppo. In questi giorni è tornata prepotentemente alla ribalta la tragedia che, nelle macerie della guerra, riguarda la città siriana di tanti nostri amici. Riprendiamo a tessere in modo più costante e fitto i contatti anche con loro! Per questo motivo, parlando con il consiglio degli affari economici della parrocchia, abbiamo pensato di devolvere una buona parte della questua delle celebrazioni del cinquantesimo, sia per sostenere la parrocchia di san Francesco ad Aleppo attraverso l’apposito contato con i francescani e sia per continuare nell’accoglienza, in casa parrocchiale, delle famiglie ucraine di Anna e Irina: ad un anno di distanza dall’invasione russa dell’Ucraina, non si intravedono spiragli concreti che facciano sperare ad una risoluzione prossima delle ostilità. La vita ci chiama sempre a dilatare continuamente il cuore, a far spazio, anche nelle più belle e significative occasioni di gioia, alle pagine di sofferenza e di umanità con cui veniamo a contatto e che, in ogni caso, ci riguardano interpellandoci profondamente. Sarà significativo ricordarci che le emozioni della nostra festa giubilare hanno varcato lo spazio, trasformandosi in piccole gocce di speranza e di concreto amore nella polvere delle case distrutte e tra i cuori impauriti e lacerati della guerra.
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