La Pietà di Gaza. Così è stata ribattezzata la foto di una donna palestinese, accovacciata per terra, mentre stringe a sé, quasi cullandolo, il corpo avvolto in un sudario bianco della nipotina morta in un attacco israeliano nella Striscia di Gaza. Pur non mostrando i visi dei due soggetti ricorda, nella sua drammaticità, il capolavoro di Michelangelo. Scattata il 17 ottobre 2023 all'ospedale di Nasser di Gaza, appena dieci giorni dopo l'inizio del conflitto, la foto ritrae Inas Abu Maamar, una donna di 36 anni, con una veste azzurra, che ricorda il colore associato al manto della Madonna, mentre abbraccia il corpo senza vita di Saly, sua nipote, di cinque anni, coperta da un lenzuolo bianco, simbolo di innocenza e purezza, uccisa insieme alla madre e a una sorella da un missile israeliano piombato sulla loro casa di Khan Yunis.
L’intensità di questa immagine fa pensare, nella domenica della Festa della Mamma, al dolore di innumerevoli mamme che nel mondo soffrono per i loro figli o li piangono nel loro ultimo respiro.
Davanti alla tragedia della perdita dei figli, una madre non può accettare parole o gesti di consolazione, che sono sempre inadeguati, mai capaci di lenire il dolore di una ferita che non può e non vuole essere rimarginata. Un dolore proporzionale all’amore.
Certamente la foto di Gaza e altre ancor più crude che stagliano il dolore delle mamme alle prese con le conseguenze della guerra, aprono la strada a tutte quelle immagini che cambiando latitudini consegnano sempre ed inequivocabilmente la stessa crudeltà. Ma anche dove non risuonano i rumori delle armi da guerra, come dalle nostre parti, quanto dolore custodiscono in sé le mamme, in ogni circostanza in piedi, con il cuore colmo di speranza, come la Mamma del Venerdì santo con lo sguardo rivolto al suo Figlio crocifisso.
Nella nostra parrocchia, la festa della mamma è dentro un’altra ed importante festa: la prima comunione. Un evento di gioia e di grazia che parla di vita che porta frutto, che genera speranza, che mette radici e che si fonda sul dono di sé e sul sacrificio. La comunità parrocchiale come una mamma chiamata a custodire gioie e dolori, a generare nella fede e, davanti alle croci di tutti i tipi, ad essere “Pietà”.
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