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FARE TUTTO IL POSSIBILE

Fu proprio san Giovanni Paolo II ad istituire, oltre trent’anni fa, la Giornata Mondiale del Malato allo scopo di sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie cattoliche e la società civile all’attenzione verso i malati e verso quanti se ne prendono cura.

Senza ombra di dubbio, anche nella nostra Isola, stiamo sperimentando la fatica della sanità pubblica e i disagi che si creano quando una persona ha bisogno di urgenti interventi e analisi mediche. Per non parlare delle file estenuanti al Pronto Soccorso, la mancanza di medici di base e un sistema “per tutti” che sta collassando non solo nelle urgenze e nelle emergenze ma anche e soprattutto nel quotidiano servizio accanto a chi è ospedalizzato, a chi nelle case è in situazioni croniche e per gli anziani, deboli, fragili e vulnerabili di per sé. Un’occasione, in sintonia con la Festa della Madonna di Lourdes, nell’anniversario delle sue apparizioni a Bernardette, che diventa possibilità per guardare alla sofferenza come parte dell’esistenza umana. Riporto un brano dell’enciclica di Benedetto XVI, Spe salvi, al numero 36:


La sofferenza deriva, da una parte, dalla nostra finitezza, dall'altra, dalla massa di colpa che, nel corso della storia, si è accumulata e anche nel presente cresce in modo inarrestabile. Certamente bisogna fare tutto il possibile per diminuire la sofferenza: impedire, per quanto possibile, la sofferenza degli innocenti; calmare i dolori; aiutare a superare le sofferenze psichiche. Sono tutti doveri sia della giustizia che dell'amore che rientrano nelle esigenze fondamentali dell'esistenza cristiana e di ogni vita veramente umana. Nella lotta contro il dolore fisico si è riusciti a fare grandi progressi; la sofferenza degli innocenti e anche le sofferenze psichiche sono piuttosto aumentate nel corso degli ultimi decenni. Sì, dobbiamo fare di tutto per superare la sofferenza, ma eliminarla completamente dal mondo non sta nelle nostre possibilità – semplicemente perché non possiamo scuoterci di dosso la nostra finitezza e perché nessuno di noi è in grado di eliminare il potere del male, della colpa che – lo vediamo – è continuamente fonte di sofferenza. Questo potrebbe realizzarlo solo Dio: solo un Dio che personalmente entra nella storia facendosi uomo e soffre in essa. Noi sappiamo che questo Dio c'è e che perciò questo potere che toglie il peccato del mondo è presente nel mondo. Con la fede nell'esistenza di questo potere, è emersa nella storia la speranza della guarigione del mondo. Ma si tratta, appunto, di speranza e non ancora di compimento; speranza che ci dà il coraggio di metterci dalla parte del bene anche là dove la cosa sembra senza speranza, nella consapevolezza che, stando allo svolgimento della storia così come appare all'esterno, il potere della colpa rimane anche nel futuro una presenza terribile.






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