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CIÒ CHE SOLO LA PREGHIERA PUÒ!

Di rientro dal pellegrinaggio ad Assisi con il gruppo dei giovanissimi della parrocchia, rimmergendomi nelle notizie quotidiane, mi ha fatto impressione l’escalation di provocazioni che stanno ulteriormente complicando l’esplosiva situazione della crisi in Ucraina e in Medioriente. Dalla quiete di Assisi, città della pace e dalla serenità del messaggio del Poverello alla consapevolezza della crudeltà con cui qualcuno, non da oggi, preme il bottone della violenza e della guerra con tutte le sue conseguenze. Senza nessun tentativo e alcuna volontà di spezzare la spirale dell’odio. Illuminante in tal senso l’appello del Patriarca Latino di Gerusalemme, Card. Pizzaballa, in riferimento alla guerra in Terra Santa:


Sono passati già molti mesi dall’inizio di questa terribile guerra. Non solo la sofferenza causata da questo conflitto e lo sgomento per quanto sta avvenendo sono ancora integri, ma sembrano anzi essere continuamente alimentati da odio, rancore e disprezzo che non fanno che aumentare la violenza e allontanare la possibilità di individuare soluzioni. È sempre più difficile, infatti, immaginare una conclusione di questo conflitto, il cui impatto sulla vita delle nostre popolazioni è il più alto e doloroso di sempre. È sempre più difficile trovare persone e istituzioni con le quali sia possibile dialogare di futuro e di relazioni serene. Sembriamo tutti schiacciati da questo presente impastato da così tanta violenza e, certo, anche da rabbia.

Proprio per il giorno dell’Assunzione di Maria in cielo, le parti in causa hanno accettato di riprendere i colloqui per il cessate il fuoco a Gaza, la liberazione degli ostaggi e quella dei prigionieri politici.


Dopo avere speso tante parole, infatti, e dopo avere fatto il possibile per aiutare ed essere vicini a tutti, in particolare a quanti sono colpiti più duramente, non ci resta che pregare. Di fronte alle tante parole di odio, che vengono pronunciate troppo spesso, noi vogliamo portare la nostra preghiera, fatta di parole di riconciliazione e di pace.

«Non siamo più in grado di sopportare questa guerra», ha raccontato Ghada, madre di palestinese di sei figli che due giorni fa ha dovuto nuovamente lasciare la tenda in cui trovava riparo a Khan Yunis. «Spero che questa volta raggiungano un cessate il fuoco. Non so per quanto tempo ancora potremo sopravvivere». Anche in Ucraina si fanno i conti con un ulteriore inasprimento dei bombardamenti, dopo che l’esercito è riuscito a penetrare in territorio russo. Questa volta a raccontarci tutto è Anna, ospite con le sue figlie nella nostra parrocchia fino a quando nel mese di maggio ha deciso di tornare a Kiev:


Per noi è diventato molto pericoloso in questo momento, i razzi stanno volando sulla nostra città, siamo state massacrate stanotte dai razzi. Molto forte, molto spaventoso!  Le nostre ragazze, piangono, stanno sveglie la notte, hanno paura!

Ecco l’invito a pregare per la pace, sostenendo i faticosi e intricati tentativi di mediazione e di accordo, perché, in questa lunghissima notte che stiamo vivendo, l’intercessione di Maria Santissima apra per tutti noi e per il mondo intero uno squarcio di luce.






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